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Eolo
stelle lontane
LETTERA APERTA AL T.R.
di FABRIZIO CASSANELLI

Ospitiamo volentieri uno stimolante intervento di Fabrizio Cassanelli de 'La città del Teatro/Fondazione Sipario Toscana 'di Cascina che traccia un 'analisi acuta e personale sulla crisi del Teatro Ragazzi.Confidiamo in un dibattito sulle sue considerazioni


Lettera aperta al teatro per ragazzi…..
di Fabrizio Cassanelli


Cari Amici del teatro per ragazzi e non ….dopo una protratta e consapevole assenza da contesti collettivi e vetrine riservate agli spettacoli per ragazzi , in questi due ultimi anni ho rimesso fuori la testa, e sulla base di quanto ho visto fuori e dentro rischio una riflessione , che mi auguro possa servire , come da alcune interlocuzioni incrociate di questi giorni , a definire proposte , prefigurare forme, idee, progetti che possano in un qualche modo dare spinta a questo Teatro che a mio modo di vedere pare aver perso la rotta , rischiando di divenire un oggetto ordinario da cui è svanito ogni riferimento alla complessità.
E. Morin affermava che “c’è complessità quando sono inseparabili le differenti componenti che costituiscono un tutto …. e quando c’è un tessuto interdipendente, fra le parti e il tutto”… a ben guardare il teatro per ragazzi oggi sembra un corpo fatto di pezzi dai quali non riesci più a ricostruire un corpo unico.
Vorrei davvero capire insieme a voi la cause di questo deterioramento (molti usano come me questa parola) che forse è da cercare nel processo irreversibile di crisi politica, culturale (generazionale?) .......dove qualunque assessore, appena vuol fare una iniziativa di consenso a basso costo , qualità approssimativa , pensa ai bambini, al teatro dei ' per ' con ' i bambini possibilmente adeguati a un “pensiero unico” che segue modelli e stili di vita consolatori ( semplici da digerire insomma ) plasmati in un linguaggio condizionato dalla televisione e dalla pubblicità.

In definitiva pare davvero che troppi spettacoli per ragazzi , alcuni dei quali davvero improponibili , non abbiano mai avuto un retroterra fatto di riferimenti culturali o di maestrie forti , elementi andati perduti ,forse, nell’opacità di senso che circonda tutti nel quotidiano dove gli unici contenuti sembrano essere il consumo di beni materiali in questa società ormai “obesa e acefala” sorretta da un sistema economico che per produrre su larga scala ha bisogno di consumo acritico su larga scala e che quindi preme “in senso esattamente opposto a quello della formazione di identità forti e stabili” sfondo che sta condizionando anche il teatro entro schemi “approssimativi” non più in grado di comprendere, valutare e scegliere con libertà e spinta ideale proposte di Teatro originali.
Temo davvero che si stia concretizzando lo spettro di un teatro ragazzi banale e diffuso nel quale la libertà si limita ad una libertà esteriore, che si concretizza nell’assenza di contenuti originali e coraggiosi, per corrispondere a un potere d’acquisto sempre più scaduto, e quindi senza una gamma di alternative vere.

Detta in parole povere si rischia davvero di fare spettacoli sempre più brutti , sapidi e conformi, moralistico - trasfusivi, civilmente insopportabili , drammaturgicamente indefinibili , costruiti per corrispondere a una logica “ pedagogica” che reclama “spettacolini” con strutture didattico ' confessionali , finalizzate a “contribuire” alla formazione del “consumatore ' acritico” di domani.
Altro che responsabilità dissenziente del teatro , temo molto l’affacciarsi di una idea di bambino ridotto a figura da addomesticare , creatura manipolabile e omologabile, seppur attraverso la accattivante mediazione di metafore fiabesche e illusionismi creativi.
Esiste credo in molti di noi la memoria di quel periodo nel quale in molti dicevamo , citando Durkheim: “ che il teatro può contribuire a costituire nel ragazzo uno stato interiore profondo, una sorta di polarità dell’anima, che lo orienti in un senso definito”, per poi aggiungere “… la trasformazione, nel proprio essere mentale, della conoscenza acquisita in sapienza (parola antica che comprende saggezza e scienza) e l’incorporazione di questa sapienza per la propria vita. Oggi in molti, troppi ,casi in questo teatro non ritrovo più quel valore che diede vita a un modo di intenderne la qualità grazie alla sua forza di impatto e di coinvolgimento emotivo e una drammaturgia legata intimamente alla dimensione bruciante della vita vissuta.

Spero davvero che si possano ricreare le condizioni per rimetterci in sintonia con il vivere “ estremo” dell’infanzia ' sinonimo di innovazione ,ricambio , futuro , crescita umana, spirituale, etica e civile, per riaffermare il ruolo attivo di ricerca , scoperta , riflessione e creazione.
Per ora mi limiterò a cercare di capire, insieme ad altri, se esitano, le condizioni per far tornare sulla scena un teatro capace di rivendicare con decoro l’interesse delle istituzioni senza ribassi ….per farlo , forse, occorrerà una presa di responsabilità comune , una sorta di rinnovata aggregazione, fatta tra chi condivide l’idea che questa rischia di essere , davvero e per noi tutti, una discesa mortale.
Sempre vostro e affezionato

Fabrizio Cassanelli




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